Italiani in Tink - Francesca

6 min read|Published March 01, 2022
Francesca Pavan

Tink è nata nel 2012 a Stoccolma (si, a breve festeggeremo i nostri primi 10 anni!) e da allora è cresciuta moltissimo; da start up svedese, con poco più di 20 dipendenti e un piccolo ufficio condiviso, a piattaforma di open banking, leader in Europa, con più di 500 Tinkers sparsi in 13 paesi. Uno di questi uffici si trova a Milano, hub tecnologico del Bel Paese. Tink è approdata in Italia nel 2019 con l’obiettivo di rendere possibile per le famiglie e le imprese di capire la propria economia abilitando le più grandi banche e fintech a creare servizi eccezionali ai loro clienti. Oggi in Italia lavoriamo con BNL, Poste Italiane ed Enel X (e a breve potremo rivelare altri clienti). Con questa serie, “Italiani in Tink” vi vogliamo presentare tutti i nostri colleghi italiani, raccontarvi un po’ di loro e di come si sono avvicinati al mondo del fintech, fino ad approdare a Tink.

IN TRE PAROLE...

Il tuo colore preferito? Il colore del tramonto
Sei più da spiaggia o da sci?
Montagna!
Il tuo piatto preferito?
Gnocchi

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Sei più da spiaggia o da sci?
Montagna!
Il tuo piatto preferito?
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Oggi vi presentiamo Francesca, Marketing Manager per il mercato italiano, una storia d’amore lunga 7 anni con il fintech, viaggiatrice e appassionata di comunicazione digitale.

Per cominciare, vuoi presentarti in qualche riga?
Mi chiamo Francesca, lavoro come Marketing Manager per Tink e sono originaria di Domodossola, un piccolo paesino in Piemonte che confina con la Svizzera. Subito dopo la laurea ho iniziato a girare il mondo per poi approdare in Svezia, dove ho vissuto per sette, lunghi (quanto gli inverni svedesi!) anni. Ho iniziato a lavorare nel settore fintech nel 2015, facendo parte del team di un gigante del Buy Now Pay Later, Klarna.

Qual è il tuo background di studi?
Ho studiato Antropologia Culturale ed Etnologia a Torino. Il mio sogno era quello di fare ricerca in Paesi remoti, studiando culture diverse dalla mia, ma le cose sono andate diversamente :)

Dopo un'esperienza lavorativa di un anno in Cambogia, a Phnom Penh, presso la Camera di Commercio Europea (dove mi occupavo di comunicazione e eventi) e presso IOM (dove mi sono occupata di un progetto per sensibilizzare i locali sui temi della migrazione) mi sono trasferita a Stoccolma. Inizialmente ho lavorato per SIPRI (Stockholm Peace Research Institute) e poi ho scoperto Klarna, dove ho iniziato come Marketing Specialist; i quattro anni a Klarna mi hanno insegnato davvero molto, in particolar modo a stare al passo con una startup in fortissima crescita che ha davvero rivoluzionato il modo in cui le persone comprano online. 

Come hai conosciuto Tink e cosa ti ha convinto ad unirti al team?
Io ero una fan di Tink già da molto tempo prima di unirmi al team poichè usavo la sua B2C app per gestire i miei soldi, aggregare i conti diversi e cercare di risparmiare ;)
Un mio ex collega di Klarna, che lavora tuttora per Tink, mi ha convinta a far parte del suo team: ho trovato il progetto e la visione di Tink davvero stimolanti. Detto fatto, nel 2019 ho iniziato la mia avventura nel mondo dell’open banking. Quando ho iniziato stavamo ponendo le basi e mettendo in atto la strategia per passare da un prodotto puramente B2C (la app che utilizzavo) ad una piattaforma B2B, pensata per le banche e chiunque volesse costruire servizi finanziari trasparenti. 

Quali sono stati i tuoi principali successi da quando sei entrata in Tink?
Quando mi sono unita al team, Tink era poco, se non nulla, conosciuta in Italia. Grazie al lavoro di Marie Johansson, Country Manager di Tink Italy, e di tutti i colleghi in Italia (insieme al contributo del team di Stoccolma) credo che abbiamo fatto parecchi passi in avanti: Tink ora è conosciuta come leader di open banking anche nel Bel Paese. Abbiamo lavorato sodo per conquistare clienti di prestigio come Poste Italiane, EnelX, BNL - e altri che verranno annunciati nel 2022-, collaborando con varie fintech hub e istituzioni come Banca d’Italia, offrendo la nostra visione sullo stato dell’open banking in Italia, individuando ostacoli e proponendo soluzioni per migliorare l’adozione di un movimento in continua crescita.

Com'è lavorare per un'azienda come Tink? 
Lavorare per Tink è molto stimolante e divertente. Le giornate non si ripetono mai, tutto è in divenire e, nonostante la missione dei fondatori sia chiara e forte, tutti gli impiegati sono aperti al cambiamento e alla flessibilità di poter cambiare rotta nel caso ci fosse bisogno.

Personalmente amo lavorare in ambiente veloce e scattante. Spesso prendiamo decisioni importanti in pochi giorni, lanciamo una campagna o un prodotto, misuriamo i KPIs, valutiamo e impariamo dagli errori. La cultura lavorativa svedese (non solo di Tink) permette di sbagliare senza dover essere “messi alla ghigliottina”, anzi, gli errori vengono celebrati in quanto rappresentano un’occasione per migliorare. A Tink non esiste il cosiddetto micromanagement , in quanto impiegati ci sentiamo liberi di portare avanti i progetti senza dover chiedere “permesso”; avere questa indipendenza aiuta a prendere responsabilità sempre più grandi e quindi a crescere più in fretta professionalmente.

Cosa ti ha attratto più precisamente del mondo del fintech e dell'open banking?
Il mondo del fintech (così come l’open banking) è in continua espansione, non ci sono davvero limiti a quello che è possibile sviluppare per migliorare la vita di tutti i giorni dei consumatori. I casi d’uso sono innumerevoli e l'impatto finale è tangibile. Non c’è giornata in cui non abbiamo a che fare con i pagamenti, con carte di debito o di credito, bollette, spese ricorrenti, burocrazie inutili e quant’altro: poter migliorare tutti questi processi e renderli facili e senza ostacoli è oggi possibile grazie all’open banking. Offrire la possibilità a chiunque di gestire i propri soldi in maniera facile, trasparente ed equa è qualcosa di molto stimolante.

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